San Giuda

di Bicci di Lorenzo (1373–1452)
Museo dell'Opera del Duomo di Firenze
Nome: San Giuda
Notizie: (… - Persia, 28 ottobre 70) Taddeo o Giuda di Giacomo o Giuda Taddeo Lebbeo è stato uno degli apostoli di Gesù e primo Catholicos di tutti gli Armeni, da non confondere con Giuda Iscariota che tradì Gesù. È venerato da tutte le chiese cristiane che ammettono il culto dei santi. Poche sono le informazioni che riguardano questo apostolo e tutte fanno riferimento al Nuovo Testamento. Gli sono attribuiti l'apocrifo Vangelo di Taddeo e, secondo la tradizione, la canonica Lettera di Giuda ritenuta però scritta da Giuda, - come di seguito illustrato - secondo i teologi evangelici e invece pseudo epigrafica da altri studiosi. Giuda Taddeo ebbe come fratello Giacomo, da alcuni identificato come Giacomo il Minore; figlio di Maria di Cleofa, una delle Tre Marie presenti sotto la croce, e di Alfeo, che a sua volta era fratello di Giuseppe; Giuda Taddeo era dunque cugino di Gesù. L'apostolo Giuda Taddeo fu spesso confuso con l'omonimo traditore, omonimia che gli costò una scarsa devozione popolare nel Medioevo (rinvigorita soltanto in alcune aree geografiche). Nel Vangelo secondo Matteo e nel Vangelo secondo Marco, infatti, l'apostolo non è chiamato col nome di Giuda bensì con quello di Taddeo, che in qualche manoscritto riceve la forma di Lebbeo il cui significato è comunque simile, essendo Taddeo un appellativo derivato dall'aramaico taddajja (petto) e Lebbeo da libba, cioè cuore. Equivarrebbe in entrambi i casi a "uomo dal grande cuore" cioè coraggioso. Se questo coraggio fosse una caratteristica del temperamento del santo non c'è dato saperlo poiché gli evangelisti usano questo appellativo solo per evidenziare la differenza fra il Giuda "dal grande cuore" e il Giuda traditore. In pochissimi manoscritti del Vangelo di Matteo, Giuda è chiamato solo "Taddeo Lebbeo", senza il nome originale, in altri addirittura "Giuda Taddeo Lebbeo", tanto che, nei suoi commenti a Matteo, San Girolamo soprannomina Giuda Taddeo "Apostolo Trinomico" cioè dai tre nomi. Nel Vangelo secondo Luca l'apostolo è definito però come "Giuda di Giacomo". Il termine "di Giacomo" non è abbastanza chiaro, potendo infatti essere sia figlio che fratello di questo tal Giacomo. Secondo l'interpretazione cattolica, sarebbe vera la seconda ipotesi, e di conseguenza identificandolo come l'autore dell'omonima lettera cattolica; questa interpretazione non è concorde con quella protestante che ritiene l'apostolo figlio di tale Giacomo e attribuisce la lettera ad altro autore, ossia Giuda figlio di Maria e Giuseppe, fratello di Giacomo (autore dell'omonima lettera) e fratellastro di Gesù. Il suo nome è citato per la prima volta insieme a quello degli altri apostoli quando Gesù sceglie i dodici. Come già detto in precedenza,nei vangeli di Matteo e di Marco[10] è chiamato Taddeo mentre in Luca è definito Giuda "di Giacomo". Altri passi biblici in cui è menzionato sono nel vangelo dove l'apostolo domanda a Gesù "Signore, come mai ti manifesterai a noi e non al mondo?" e per ultimo negli Atti degli Apostoli quando l'autore elenca i presenti nella sala dove avrebbero ricevuto lo Spirito Santo. Eusebio di Cesarea, nel suo "Storia Ecclesiastica" dichiara come Giuda Taddeo, prima del suo incontro con Gesù, fosse sposato e che, per di più, egli fu lo sposo delle nozze di Cana, nelle quali il suo futuro maestro compì il primo miracolo trasformando l'acqua in vino. Tramite le testimonianze di due discendenti del santo, Zoker e Giacomo, interrogati a Roma in presenza dell'imperatore Domiziano, essi dichiararono di essere contadini così come lo era il loro nonno e continuarono affermando che il podere fruttava all'incirca mille denari, subito finiti a causa delle ingenti imposte. Ignoto il luogo preciso di predicazione dell'apostolo. Secondo Niceforo Callisto, che scrive nel XIV secolo, Giuda Taddeo sarebbe stato missionario della Giudea, Galilea, Samaria e Idumea. Secondo le informazioni che ci forniscono degli autori siriaci, l'attività apostolica di Giuda Taddeo si sarebbe svolta a Edessa di Osroene, nell'Anatolia orientale; infatti in un innario armeno (nell'anno 90 dopo Cristo il grande regno degli Armeni si estendeva dal Caucaso a nord fino ad Edessa a sud) dal XIII secolo gli apostoli Giuda Taddeo e Bartolomeo sono chiamati "i nostri primi illuminatori". Esiste un'altra leggenda, secondo la quale Taddeo, dopo l'attività svolta presso i suoi compatrioti, si sarebbe portato nelle regioni limitrofe della Fenicia, nell'Arabia, Siria e Mesopotamia; avrebbe sofferto il martirio a Beirut o ad Aradus in Fenicia; altri autori, greci, affermano che Taddeo morì di morte naturale, ma la maggior parte delle fonti della tradizione sostiene che morì martire assieme a Simone Zelota. La mistica Anna Caterina Emmerich in una delle sue visioni avanza la tesi che sia stato Giuda Taddeo, e non Taddeo di Edessa com'è noto, a recarsi dal re Abgar V ed a guarirlo dalla lebbra. Uno scritto narra che Taddeo abbia incontrato l'apostolo Simone Zelota in Persia, insieme al quale evangelizzò quel regno; nonostante la continua ostilità dei due maghi Zaroes e Arfaxat, la predicazione dei due Apostoli ottenne risultati eccezionali, e nel giro di quindici mesi essi battezzarono a Babilonia 60.000 uomini, senza contare le donne e i fanciulli, e in tredici anni percorsero le dodici province dell'impero persiano. Giunti nella città di Suanir (nella Colchide), ai due Apostoli fu ordinato di sacrificare nel Tempio del Sole al sole e alla luna, ma essi risposero che il sole e la luna erano solamente creature del Dio che essi annunziavano; cacciarono dagli idoli i demoni, che vi soggiornavano, e, fra ululati e orrende bestemmie, se ne scapparono due figure nere e terrificanti; allora i sacerdoti e il popolo si precipitarono sui due Apostoli; i due furono uccisi da sassate, lance e colpi di mazza, e per questo l'arte mette in mano all'apostolo Giuda una pesante mazza o una lancia. In particolare, dopo essere stato trafitto da lance e mazze, Giuda Taddeo sarebbe stato finito con un colpo d'ascia sulla testa. Un re avrebbe poi fatto trasportare i corpi dei santi Apostoli nella sua città residenziale, dove avrebbe edificato una chiesa in marmo a forma di ottagono e avrebbe composte le salme in un sarcofago d'argento all'interno di una camera rivestita di lamine d'oro. La costruzione sarebbe stata ultimata e consacrata dopo tre anni, il primo giorno di luglio, cioè nella ricorrenza della morte degli Apostoli.
![]() Stato: Chad Emissione: Gli Apostoli Anno: 06/05/1969 Dentelli: 12½ x 13 |
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